E daccapo sono qua, che ascolto Davide Toffolo, riguardo il mio film preferito, tiro giù dalla mensola anche Emily Dickinson e tutti i poeti, per capire come si fa a non graffiare più le persone, e a scegliere quella giusta, in mezzo a questo disordine del mondo. Le mettessero tutte in fila, le persone, noi si potrebbe valutarle con calma ad una ad una e dire “no, troppo basso”,”no, leghista”, “no, troppo intelligente” e poi scegliere quella che ci va proprio bene, che non cambieresti di lei neanche l’alito che ha al mattino appena sveglia. Ecco, si dovrebbe fare così. Ma verrebbero delle file lunghissime forse ci si annoierebbe pure.
Che poi a me piace stare in fila, specie alla posta, quando la fila non è troppo lunga e si possono ascoltare le conversazioni tra l’impiegata e il tipo davanti a te e si possono immaginare storie fantastiche: forse sta mandando i soldi ad un parente lontano, forse sta mandano via un bando per il concorso che gli cambierà la vita, forse sta scrivendo all’Hera perché hanno sbagliato a conteggiargli la bolletta. E intanto che dura la fila, si possono immaginare futuri preziosi e appoggiarli sulle spalle di quello davanti, immaginare che sta spedendo la raccomandata per ritirare un premio della lotteria, e immaginare come sarà il viaggio che si farà,visto che ha vinto alla lotteria. E poi basta, lui va via e tocca a te e a te non c’è nessuno che ti immagina un futuro, anzi c’è l’impiegata che ti chiede “raccomandata o prioritaria” perché non ci sono più le lettere normali, e ti accorgi che è un casino pazzesco stare lì in mezzo, scegliere se raccomandata o prioritaria, scegliere se pagare con il bancomat o con i contanti, scegliere una persona, lì in mezzo alla fila, e decidere che sarà quella che proverai a non graffiare, questa volta.