Meglio tardi che mai, un po’ di bilancio del 2011.
Mah, son proprio contenta guarda.
Avevo messo giù due idee per il bilancio e invece adesso, a parte che le ho salvate nell’altro computer e quindi pace, a parte questo, quello che mi rimane addosso del 2011 è una bella pacca sulla spalla, un sorriso con tutti i denti e via, cappello calcato sulle orecchie e si va verso quello che deve ancora succedere.
Ho fatto molte cose, tra le prime il trasloco. Il trasloco più piccolo del mondo, da un piano all’altro, con fratelli amici e sostegni vari a fare avanti e ‘ndrè dalle scale. E’ stato bello e poi ci siamo ritrovati per mesi io la Flautista e il Lozzo a cercare di scrollarci di dosso la casa di sotto. “Come va con la casa di sotto” è stata una delle rubriche fisse delle mie pause caffè del lunedì mattina. Comunque, no, non ne siamo ancora usciti, l’Hera ci rincorre ancora chiedendoci di pagare i conti di qualcun altro. Ma siamo diventati dei draghi a rateizzare le bollette.
Ah però ho traslocato che era già primavera un bel po’ avanti (e le lotte per avere la stanza col balcone?ma no, quelle non si scrivono, nei bilanci). Dicevo ho traslocato che c’era già stato il Concertone del Primo maggio ma nei mesi prima cosa avevo fatto?
Eh, ho lavorato un sacco, con una nuova famiglia di gonne lunghe e denti d’oro che mi ha preso un bel po’ di testa e un bel po’ di cuore. Son cresciuta davvero, col lavoro, quest’anno. Adesso non serve più che mi presento alle riunioni e so star bene sia in tavoli di vetro con la caraffa e le orchidee al centro che appoggiata ad una tovaglia di plastica arancione tutta unta. Son contenta che non perdo di vista i miei sfigati-del-cuore e che ho imparato anche a non guardarli troppo da vicino ma fare piuttosto un passo indietro, fare piuttosto un giro sullla cornice per capire quali sono le reali possibilità di soluzione e come una famiglia diventi “un’emergenza sociale” degna di essere affrontata.
Però però però mi piace sempre fare la fila all’INPS e sentirmi dire del Natale ortodosso, mi piace sempre star delle ore davanti ad un piatto di sarmale a farmi dire com’è stato arrivare in Italia, mi piace sempre saper dove trovare un idraulico a pochi soldi.
Quindi, la musica per questo capitolo è questa qua: capito, fighetti?!?
E poi corsi come se piovesse: Paolo Nori che legge come io mai riuscirò a fare e meglio così perchè fare un corso con un emiliano significa riscoprirsi veneti, con tutto il bagaglio del dialetto e delle parole troncate una volta su due.E scoprire che ci sono un sacco di storie da raccontare anche nella carta dove mi hanno avvolto il prosciutto stamattina.
Evviva Paolo Nori e la scrittura che serve, a me serve.
E poi viene l’estate e le braghe corte, sotto forma di Ragazzetto, si prendono tutto lo spazio possibile, scopro l’assoluta superiorità della granita bigusto, scopro l’uso della maionese come condimento al mondo, ma soprattutto scopro la difficoltà di mettere un paletto, anche solo uno, quando quello stupido muscolo chiamato cuore decide che ci si può fidare e comincia a fare come i gatti nella lavatrice.
Una bella immagine, eh?
L’ho messa per far capire che la storia del Ragazzetto è finita proprio come un gatto nella lavatrice. E un dolore tipo “adesso mi cadono tutti i denti” e un mancare il fiato come neanche andare sott’acqua e un ammorbare chiunque con l’ennesima storia di scooter parcheggiati in posti poco opportuni. E un silos di spritz per sopportare la tristezza e l’autunno lento che non arriva mai. Ma quando cazzo comincia a fare freddo, così posso dire che ho gli occhi rossi perchè son venuta in bici e faceva freddo?
Invece non ha mai cominciato a fare freddo, e mi son dovuta metter via questa cosa che tanto non ci potevamo stare assieme così diversi e così tutto. Eh, me la son messa via, sì, ma che razza di fatica assurda. Dente, diglielo tu.
E poi altri corsi clown con maestri francesi che ti insegnano a tenere gli occhi aperti e a fare una fatica boia. Ma poi ti servirà, fidati.
E poi è stato anche un anno di concerti belli densi e sudati, con tutti stretti sotto al palco a fare le pulci al cantante di turno. Milioni di concerti, ognuno motivo validissimo per dare dei soldi a qualche locale qua vicino che ormai ha pavimentato il vialetto d’ingresso d’oro, grazie a tutta la grana che gli ho mollato là. (eh, ma che brutto video! Eh ma che cavolo, si sente la gente sotto che canta…ah, ecco, quella che sviolina parole di amore per Tommy, quella sono io).
E poi è stato l’anno del Kenia e di un viaggio bello bello e ancora bello. Viagiar scanta, come diceva il mio amico di Parma. Io credo che avesse ragione, mi son fatta un bel po’ di chilometri ma son tornata che avevo visto tante di quelle robe.
E portatevi della buona musica, che io per tutto il tempo ho ascoltato canzoni da bambini e imparato canzoni da bambini con una carica di idiozia che mi ha fatto dimenticare il diario sull’aereo.
Poi basta, l’anno che finisce e io che mi rimetto a correre. Come rimedio eh già, come rimedio eh, ma che incredibilmente funziona quindi ritorno a combattere estenuanti battaglie con personal trainer usciti da un catalogo di integratori e mi riscrivo in palestra.
E però, mentre corro, ascolto sempre robaccia tipo questa che una volta o l’altra cado ga quell’aggeggio infernale chiamato tapis roulant.
Finire con due-tre cose ancora:
La prima è la mia famiglia sgangherata che ogni volta che li vedo mi viene il magone, quindi cerco di vederli il meno possibile e di ricordarmi che ognuno fa del suo meglio, nella vita. Mi dispiace, che mi fanno un po’ piangere quando li vedo, vecchietti, seduti lì a non parlarsi, ma non ci posso fare niente. A volte sono io l’argomento di conversazione, ma è anche vero che uno ad un certo punto smette di salire sulle sedie e recitare poesie solo perchè gli dicano “bravo” quindi niente, gli voglio bene a quei vecchietti là, ma non ci posso far niente. Se non volergli bene lo stesso e farci le gite di Natale e fargli qualche copia di un buon cd.
Poi un’altra cosa che la guardo e mi fa un po’ dolcezza: queste persone straodinarie (che ieri sera ho mezzo intossicato attraverso una pizza in marmo di Carrara, ma questo è un inciso). Queste persone straordinarie che nel 2011 ho incontrato, tenuto a volte vicino e a volte lontano, ma che sono un po’ la mia famiglia, quella che si parla spesso, adesso.
Poi un’altra cosa, ma questa non la dico.
Poi libri libri e bicicletta e credere fortissimamente nel riciclo dei materiali, nella cosmesi biologica e spendere mezzo affitto per una borsa.
Cose così.
Un anno di grandi riflessioni e grandi sbalzi improvvisi.
Un anno proprio bello.
Avanti il prossimo.