Bassotuba non c’è è un libro di Paolo Nori.
Strano eh. Lo so, è l’ENNESIMO libro di Paolo Nori. Mi sa che se Paolo Nori passasse da queste parti la sa autostima ne uscirebbe arricchita di molto. Le sue tasche sono già arricchite di molto, visto che i suoi libri me li sono comprati quasi tutti. Questo almeno me l’hanno regalato. E l’ho letto durante le vacenze di Natale, quindi sarebbe anche ora di metterlo via, ma non ci riesco. Perchè fa ridere, piangere e mette addosso anche un po’ di inquietudine. Ha una specie di malinconia di fondo, come diversi suoi libri. Una specie di retrogusto amaro, come quello del pandoro che da giorni sosta sul tavolo della nostra cucina. Solo che, a differenza del pandoro sul tavolo, che una volta era buono buono e soffice, sembra che i personaggi di Paolo Nori ci siano nati, con questa amaro cronico.
Bassotuba non c’è è il suo primo romanzo e secondo me anche uno dei più riusciti. La trama, come al solito, si può riassumere in tre parole: la fidanzata lo pianta, lui va a lavorare, si occupa della sua famiglia e cerca di farsi pubblicare dei libri. Basta.
Però come al solito lo fa con gli occhi spalancati e scrivendobene cosa gli succede, e coome sta lui mentre intorno il mondo fa le sue cosine.
Quello che viene fuori è un ritratto sputato di un sacco di persone che conosco, viene fuori una casa che diventa piccolissima o gigante a seconda di chi ci sta dentro, viene fuori una fatica mostra a capire il casino della realtà.
L’unica roba che mi fa un po’ fatica è l’uso smodato del “che” per iniziare una frase così da riportare la lignua parlata: ve ben tut, oh mio adorato Paolino, ma o sei circondato da undicenni o davvero ‘sto giro ne hai messi un po’ troppi. E poi, scrivo una critica così dall’alto del mio sediolino e penso: ma come si dice? E’ un che impersonale? E’ per iniziare con una subordinata relativa? Esiste il che impersonale?
Perchè ho dimenticato praticamente tutto della grammatica che ho studiato alle medie, tranne che avevamo un libro con la carta lucida e non ci si poteva fare i disegnini nella pagine perchè la bic sbavava? Se mi fossi concentrata un po’ meno sulla qualità della carta dei libri di testo e un po’ di più sui contenuti adesso, starei messa così?
detto questo, metto solo un pezzetti, ma piccoli, perchè mi verrebbe da scriverne quattrocento.Invece ne scrivo solo due, sennò va a finire che divento una fan, e va a finire anche che a cercare i brani tra le pagine respiro troppo la malinconia del libro e mi viene il muso.
Sai cosa sono? Incagabile, sono. Sai cosa sono, io?Incagabile. Per quello non mi telefonano. Per quello non mi pubblicano i libri. Per quello. Perchè sono incagabile. Che, a pensarci bene, ho anche ragione.
Che mi succede che litigo con delle persone e dopo delle settimane, o dei mesi, o anche degli anni ci ritroviamo, beviamo un caffè e loro mi dicono Avevi poi ragione tu, quella cosa. E io, invece di star zitto senza dir niente mi metto a ridere e dico Bravo. E adesso cosa ci faccio con la ragione, il brodo? Incagabile.
Mi lamento con il Lozzo che leggo troppo Paolo Nori e lui dice: Ah ma se scrive un libro alla settimana perchè deve mandare i suoi figli a scuola, mi sembra anche normale.
Anche il Lozzo in questo periodo è veramente furbissimo.