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E’ tutta una vita che passi da qua e ancora fai finta di non riconoscermi e allora cazzo, ‘stavolta no che non va come alla festa in Corticella che mi ha salutato con la manina e ci ho dovuto scrivere sopra un racconto per farmela passare.  E ancora fai finta di non riconoscermi e allora mi pianto io in mezzo al marcipiede, che poi è il marciapiede di casa mia e ho anche tutto il dirititto di passarci sopra anche il pomeriggio interno, se mi va, ci passo guarda tutto il pomeriggio a vedere il vecchietto della casa di fronte che vien giù dalle scale e ogni santo sabato si mette a lavare la sua Hunday verde con lo straccetto blu. Ma oggi non è sabato pomeriggio è martedì e sono le otto di sera e mi pianto nel mezzo del marciapiede per vedere se questa volta attacchi quel benedetto telefono e mi saluti. E tu, incredibilmente, lo fai. Ci arrivi e mi saluti. E fai pure la faccia contento, che se non era per la mia posa da Statua della Libertà in mezzo alla via non ti saresti neanche fermato. Ma poi appoggiamo le armi a terra, e io lascio liberi i cani lupo invisibili che mi porto sempre dietro per eveninenze del genere, li mando un attimo a pisciare sulla hunday del vecchietto, così almeno sabato avrà qualcosa da lavare e ti saluto anche io. Convenevoli, discorsi sulla cena e su un risotto al radicchio di livello superiore che stai andando a mangiare. Eccoci, piantati in mezzo alla via a cercare di riconoscersi in mezzo al tempo che ho passato a mandarti affanculo grazie alla pozione magica chiamata spritz e adesso che ti guardo, lì che ti tocchi la base del collo, vedo bene che ti ho amato molto, ma che adesso sei uno che passa, che sta andando a mangiare il risotto e che ho fatto bene a fermarti, ma ora è il caso che ti faccia andare via. Perché, incredibilmente, contro ogni aspettativa, come quando quel foglietto sotto il tergicristallo che pensavi fosse una multa in realtà è la pubblicità di un muratore, contro ogni aspettativa, non ho più bisogno di amarti. Non ho più bisogno di pensare che eri tutto e che senza di te, altro che multa, ancora un po’ e non riuscivo piàù neanche a trovare le chiavi della macchina, in mezzo a quel disordine universale che c’è nella borsa. Eccoti, che allora lascio che la linea della vita arrivi al secondo verso e San Francesco de Gregori assolva un po’ queste due figure imbarazzate che si abbracciano per strada, perché ad un certo punto de gregori fa “E tu dici perdonami, ma non credevo che fossi tu” e io sento che un po’ già ti ho perdonato, e so che c’è un altro, là fuori da qualche parte, che non ha bisogno di farsi perdonare niente, che non ha bisogno di me che mi pianto in mezzo alla via, che semplicemente è lì in mezzo alla vita “questa scatola vuota quest’anima muta, questa retta finita, quest’acqua che scorre veloce in salita, quest’anima forte e ferita” e che magari, poi lo incontro pure.